Ad inizio aprile è arrivata al governo italiano una comunicazione della Dg Competition, la divisione della Commissione che si occupa della concorrenza, con la minaccia di un’apertura della procedura di infrazione che rischia di mettere in ginocchio gli scali portuali italiani. Nelle tredici pagine, inviate a Roma, si accusano i porti italiani di non aver mai pagato le tasse: la conseguenza, secondo Bruxelles, è aver fatto concorrenza sleale alle altre banchine europee e per lo Stato italiano, aver rinunciato ad una parte di entrate. In quasi cinque anni di scambio di lettere, perché il faro dell’Ue è partito nel 2013, l’Italia non è riuscita a convincere la Commissione del grande equivoco: le Autorità portuali sono emanazione dello Stato e le tasse le raccolgono, sono enti regolatori, non imprese private.
Sul Secolo XIX la posizione dell’avvocato tributarista Francesco Giuliani.