Martedì 12 novembre alla Statale di Milano gli studi legali esperti di contraffazione, Indicam e la Procura di Milano si confrontano su tutela dei marchi e proprietà intellettuale
Martedì 12 novembre alle ore 14.00 presso l’Università degli Studi di Milano (Sala Napoleonica – Via S. Antonio, 12) il Dipartimento Scienze Giuridiche della Statale di Milano, insieme a Indicam (Istituto di Centromarca per la lotta alla contraffazione) e allo studio di comunicazione The Skill organizza il convegno: “Il diritto della proprietà intellettuale. Strumenti di tutela e prospettive future: diritto penale e civile a confronto”.
I più grandi studi legali milanesi esperti di proprietà intellettuale (Bana, Trevisan e Cuonzo, Milalegal, Carnelutti, Greenberg Traurig Santa Maria, Rucellai e Raffaelli), veri guardiani del made in Italy insieme a Indicam e ai rappresentanti della magistratura in prima linea nella lotta alla contraffazione come il procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco e il presidente della sezione Imprese del Tribunale di Milano, Claudio Marangoni, faranno il punto sulla tutela dei marchi e del made in Italy.
“L’Italia – ricorda l’avvocato Antonio Bana, tra i promotori dell’evento – è il Paese europeo che paga il prezzo più alto a causa della contraffazione. Secondo i dati OCSE i danni per l’Italia sono pari a 24 miliardi di euro”.
Il valore del made in Italy è cresciuto del 14% in un anno, raggiungendo i 96,9 miliardi di dollari, secondo BrandZ Top 30 Most Valuable Italian Brands 2019.
La lotta alla contraffazione resta, però, complessa. Negli ultimi anni, soprattutto nel settore fashion, è emersa la necessità di tutelare grafiche, decori e altri segni figurativi apposti con regolarità su vari prodotti e riconducibili allo stile proprio di una certa impresa. Non sempre, però, tali segni hanno avuto il riconoscimento giuridico di un diritto alla tutela, come accaduto con il caso del disegno geometrico apposto sulla suola delle scarpe Birkenstock, con il caso della trama check della casa di moda Burberry, oppure nel caso della recente e molto discussa sentenza del Tribunale dell’Ue sull’Adidas e sulla tutela delle tre strisce.
Ugualmente complessa la tutela delle opere dell’ “industrial design”. La disciplina del diritto d’autore è ammessa in Italia non per tutte le opere di design dotate di creatività, ma solo a quelle che “presentino di per sé carattere creativo e valore artistico” (art. 2 legge sul diritto d’autore). Ciò significa che in Italia la tutela di diritto d’autore viene riservata alle opere del disegno industriale di livello più elevato, alla fascia alta del design. Come criterio viene spesso adottato quello della “lunga durata” del loro apprezzamento da parte del pubblico, oltre le mode e l’evoluzione del gusto, e dai riconoscimenti ottenuti dalla critica d’arte.
Oggi i marchi percepiti come fortemente innovativi hanno aumentato il loro valore del 17%. Gucci, ad esempio, è il marchio in maggiore crescita con 24,4 miliardi di dollari di brand value, seguito da Ferrari con un +36% e 4,75 miliardi di dollari. Presente nella top 30 anche Fiat fa registrare una buona crescita del 23% con 1,39 miliardi di dollari, così come Campari (+23%) con 591 milioni di dollari e Fendi (+22%) con 1,88 miliardi di dollari. Secondo uno studio di Intesa Sanpaolo il sistema moda rappresenta il 10,6% del nostro manifatturiero occupando circa 500mila addetti.
Su 24 miliardi di danni da falsi la manifattura italiana perde 3,2 miliardi in calzature e abbigliamento, 3,2 miliardi su cibo, bevande e tabacco, 3,1 su elettronica, prodotti ottici e strumenti scientifici.
Un dato interessante viene dalla Cina, diventato il primo Paese al mondo per numero annuo di richieste di brevetto e tutela della proprietà intellettuale. Un primato che fotografa come stia evolvendo in termini di innovazione e di originalità il mercato cinese.